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Santi protettori e feste patronali



Il paese prende il nome dal santo protettore, festeggiato il 7, il 14 ed il 28 agosto

Descrizione

Il paese prende il nome dal santo protettore, festeggiato il 7, il 14 ed il 28 agosto.        
Secondo la leggenda, in un roveto alla periferia di San Donato, ogni anno si recava a fare penitenza il vescovo di Arezzo, Donato. Quando morì gli abitanti  che si erano profondamente legati a lui, lo fecero patrono e costruirono una chiesa dove si trovava il roveto; chiamarono il paese con il suo nome.           
Il 7 agosto è il giorno della festa grande, in occasione della quale accorrono fedeli da ogni parte.
Il 14 agosto si ricorda invece il miracolo del fulmine che si abbattè nel 1779 su un uomo che aveva giurato di non recarsi più a San Donato, dopo una furiosa lite con i concittadini della moglie.
Più recente è l’avvenimento che ha portato ai festeggiamenti del 28 agosto; il 28 agosto del 1909 un ciclone stava per raggiungere il paese. Gli abitanti di San Donato si recarono in chiesa a implorare l’intervento del patrono. Allora un uomo sollevò la statua del santo e la portò sul sagrato della chiesa, che guardava proprio a ponente, da dove veniva il ciclone. Improvvisamente esso si spezzò in due strade opposte senza investire San Donato.
Durante i festeggiamenti in onore del santo patrono, il paese è abbellito con luci di vario colore; concerti e musica animano il paese.
La statua di San Donato viene portata in processione per le vie del paese, accompagnata da canti e preghiere.

San Donato di Arezzo Vescovo e Martire


Donato sarebbe morto martire, secondo la tradizione, il 7 agosto 362 sotto Giuliano l’Apostata.
Nato a Nicomedia, ancora fanciullo venne a Roma con la famiglia, qui fu educato da Pimenio prete e fatto chierico; suo compagno di studi e di formazione religiosa era Giuliano, ma mentre costui giunse a diventare suddiacono della Chiesa di Roma, Donato rimase semplice lettore.
S. Pier Damiani nei suoi Sermoni così commenta: “ Ecco che nel campo del Signore crescono assieme due virgulti, Donato e Giuliano, ma uno di essi diverrà cedro del Paradiso, l’altro carbone per le fiamme eterne”.
Infatti divenuto imperatore ed apostata, Giuliano promulgò una nuova persecuzione contro la Chiesa, prima con l’interdizione ai cristiani dell’insegnamento nelle scuole, cariche pubbliche e carriera militare e poi nell’autunno del 362 anche con la violenza nei loro confronti.
Nella città di Roma, furono vittime fra gli altri i suoi devoti genitori ed il prete Pimenio, allora Donato fugge ad Arezzo accolto dal monaco Ilariano a cui si affianca nell’apostolato, penitenza e preghiera; con lui opera tra il popolo prodigi e conversioni.
La ‘passio’ racconta di miracoli eclatanti, fra i tanti, fa risuscitare una donna di nome Eufrosina che aveva in custodia una ingente somma di denaro, ma che con la sua improvvisa morte non si trovava più; fa vedere di nuovo ad una povera cieca a cui dona anche la luce della fede, di nome Siriana; libera dal demonio il figlio del prefetto di Arezzo, Asterio.
Viene poi ordinato diacono e sacerdote dal vescovo Satiro e prosegue così la sua opera con predicazioni in città e nelle circostanti campagne. Alla morte del vescovo, viene scelto a succedergli e quindi ordinato vescovo dal papa Giulio I, prosegue la sua opera con rinnovato zelo e altri prodigi lo confortano e gli danno popolarità.
Durante la celebrazione della Messa, al momento della Comunione ai fedeli nelle due specie, mentre egli distribuisce il pane e il suo diacono Antimo distribuisce con un calice di vetro il vino, entrano nel tempio i pagani che con violenza mandano in frantumi il calice fra la costernazione dei fedeli. Donato allora, dopo intensa preghiera, raccoglie i frammenti e li riunisce, ma manca un pezzo del fondo del calice, egli noncurante continua a servire il vino senza che esso cada dal fondo mancante; fra lo stupore generale provocato dal miracolo ben 79 pagani si convertono.
Ma un mese dopo l’episodio, il prefetto di Arezzo, Quadraziano, fa arrestare sia Ilariano che Donato, i quali vittime della nuova persecuzione indetta da Giuliano l’Apostata, vengono uccisi, Ilariano monaco ad Ostia il 16 luglio e Donato vescovo decapitato ad Arezzo il 7 agosto.
Donato è rappresentato nell’arte in vesti vescovili e i suoi attributi sono il calice di vetro riferendosi al miracolo suddetto e il drago da lui combattuto vittoriosamente.


 



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